Segesta fu una delle principali città degli Elimi, un popolo di cultura e tradizione peninsulare che secondo la tradizione antica, proveniva da Troia. La città, fortemente ellenizzata per aspetto e cultura, raggiunse un ruolo di primo piano tra i centri siciliani e nel bacino del Mediterraneo, fino al punto da coinvolgere nella sua secolare ostilità con Selinunte anche Atene e Cartagine.
La data della fondazione non è conosciuta, ma da documenti risulta che la città era abitata nel IX secolo a.C. Si narra che i profughi troiani, attraversando il Mar Mediterraneo, giunsero fino in Sicilia, e fondarono Segesta, chiamata Aegesta, ed Erice. Questi profughi presero il nome di Elimi.
Virgilio riporta la leggenda secondo cui Segesta sarebbe stata fondata da Enea per far riposare i vecchi e le donne, dopo che queste avevano incendiato le navi poco prima di riprendere il viaggio.
Fin dalla loro fondazione, Segesta e Selinunte furono in guerra fra loro per motivi di confine. Il primo scontro (l’episodio di Pentatlo di Cnido) avvenne nel 580 a.C. e Segesta ne uscì vittoriosa.
Nel 408 a.C. distrutta Selinunte grazie all’intervento cartaginese, Segesta visse con alterne fortune il periodo successivo, fino ad essere conquistata e distrutta da Agatocle di Siracusa (nel 307 a.C.), che le impose il nome di Diceopoli, Città della giustizia.
In seguito, ripreso il suo nome, passò nel corso della prima guerra punica ai Romani che, in virtù della comune origine leggendaria troiana, la esentarono da tributi, la dotarono di un vasto territorio e le permisero una nuova fase di prosperità.
Segesta venne totalmente ripianificata sul modello delle grandi città microasiatiche, assumendo un aspetto fortemente scenografico. Si è a lungo ritenuto che Segesta venisse abbandonata dopo le incursioni vandale, ma recenti indagini hanno rilevato una fase tardo-antica, un esteso villaggio di età musulmana, seguito da un insediamento normanno-svevo, dominato da un castello alla sommità del Monte Barbaro.
Già famosa per i suoi due monumenti principali, il tempio dorico e il teatro, Segesta vive ora una nuova stagione di scoperte, dovute a scavi scientifici che mirano a restituire un’immagine complessiva della città.
La città occupava la sommità del Monte Barbaro (due acropoli separate da una sella), naturalmente difeso da ripide pareti di roccia sui lati est e sud, mentre il versante meno protetto era munito in età classica di una cinta muraria provvista di porte monumentali, sostituita in seguito (nel corso della prima età imperiale) da una seconda linea di mura ad una quota superiore.
Al di fuori delle cinte murarie, lungo le antiche vie di accesso alla città, si trovano due importanti luoghi sacri: il tempio di tipo dorico (430-420 a.C.) e il santuario di Contrada Mango (VI-V sec. a.C). Fuori le mura è stata anche individuata una necropoli ellenistica.
L’urbanistica di Segesta è ancora in corso di indagine: sono segnalati alcuni probabili tracciati viari, l’area dell’agorà e alcune abitazioni. Sull’acropoli Nord, dove si trova il teatro, sono visibili i resti più recenti di Segesta: il castello, la moschea e la chiesa fondata nel 1442 su un terreno pluristratificato.
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